Quando si affronta il tema dell’efficienza energetica in un contesto di risorse limitate, si deve prestare attenzione al paradosso di Jevons. William Jevons, nel corso del XIX secolo, mise in guardia sul fatto che incrementare l’efficienza nell’impiego delle risorse, come il carbone, non implicava necessariamente una diminuzione del consumo. Piuttosto, la sua osservazione suggeriva che una maggiore efficienza potesse portare a un uso ancora più elevato di queste risorse.
Questo fenomeno è spesso definito come “effetto rebound”, dove una parte dei risparmi ottenuti dall’efficienza viene superata da un aumento dell’uso. Ad esempio, miglioramenti nell’efficienza dei veicoli spingono le persone ad utilizzare l’auto più frequentemente, mentre lampadine a risparmio energetico possono incoraggiare un uso domestico maggiore.
Il Paradosso di Jevons nell’Era Digitale
Con l’emergere della rivoluzione digitale, il paradosso di Jevons ha acquisito una nuova forma. La diminuzione dei costi di calcolo, in accordo con la legge di Moore, ha incrementato il ricorso ai computer in modo considerevole. Settori come quello dei semiconduttori e del cloud computing, contraddistinti da costi in costante calo, si sono rivelati non solo vantaggiosi dal punto di vista commerciale, ma anche ottime opportunità d’investimento.
Recentemente, la frenesia degli investimenti nel campo dell’intelligenza artificiale si basa su principi analoghi: GPU più efficienti e a basso costo incentivano una crescita esponenziale nell’uso. Satya Nadella, CEO di Microsoft, ha messo in luce questa dinamica, sottolineando come il miglioramento dell’efficienza stia influenzando la domanda di servizi cloud e unità grafiche.
Le Lezioni del Passato
Tuttavia, esperienze passate nei settori dell’aviazione e delle telecomunicazioni suggeriscono che i risultati non siano sempre positivi. Anche quando si registrano aumenti di efficienza e diminuzione dei costi, gli investitori possono affrontare perdite. Ad esempio, il traffico aereo ha subito un notevole incremento dalla commercializzazione dei voli negli anni ’50, eppure Warren Buffett ha definito le compagnie aeree come “il peggior tipo di affare”, evidenziando così il rischio per gli investitori.
Similmente, durante la rapida espansione del traffico internet negli anni ’90, molti investitori hanno visto svanire i loro capitali nonostante le previsioni favorevoli. Tra il 1997 e il 2003, il traffico internet aumentò di circa il 127% all’anno, ma investimenti in aziende come Level 3 Communications e WorldCom si sono rivelati deleteri.
Le Dinamiche delle Criptovalute
Il mondo delle criptovalute presenta somiglianze con quanto descritto. Pur se l’ottimizzazione nella creazione di spazi block potrebbe portare a un’impennata della domanda, i risultati sono stati altalenanti. Criptovalute come Solana ed Ethereum hanno evidenziato una crescita dell’attività, principalmente dovuta al trading di memecoin, ma questo fenomeno non sembra promettere un’espansione sostenibile nel lungo periodo.
Le aspettative iniziali che la gestione off-chain su Ethereum avrebbe generato maggiori guadagni si sono rivelate infondate. Sebbene i costi di transazione siano diminuiti di oltre il 90% rispetto al picco del 2021, il numero di transazioni è sostanzialmente rimasto invariato. Inoltre, le commissioni totali pagate sui layer 2 non riescono a compensare le perdite subite sulle commissioni di Ethereum, suggerendo una disconnessione rispetto alla logica del paradosso di Jevons.
Conclusione: Riflessioni Finali
Ciò non implica necessariamente che il settore delle criptovalute stia andando incontro a un destino infausto. In modo simile alle industrie aeree e delle telecomunicazioni, queste tecnologie continuano a fornire significativi benefici sociali, pur affrontando sfide nel generare ritorni per gli investitori. La lezione fondamentale è chiara: comprendere il paradosso di Jevons non garantisce di per sé un investimento fruttuoso.