La concezione centrale nella filosofia della coscienza, introdotta da Thomas Nagel nel 1974, si può riassumere nella domanda: “Che cosa significa essere un pipistrello?” Questo interrogativo si focalizza sull’esperienza soggettiva legata alla consapevolezza di un organismo. Secondo Nagel, un ente possiede stati mentali coscienti solo se c’è un’esperienza specifica che caratterizza l’essere quel determinato organismo. Questa definizione, tuttavia, è stata considerata da molti come circolare e insoddisfacente, sollevando interrogativi su cosa realmente si intenda con questo “qualcosa”.

Il problema difficile della coscienza

David Chalmers ha successivamente definito la questione come “il problema difficile della coscienza”, poiché mette in evidenza il divario tra l’esperienza soggettiva e l’analisi scientifica oggettiva. Nel 2004, il neuroscienziato Giulio Tononi ha cercato di risolvere le sfide poste da Chalmers attraverso la proposta di una teoria matematica della coscienza, nota come Teoria dell’Informazione Integrata (IIT). Tononi ha sostenuto che la coscienza è una caratteristica matematica dei sistemi fisici, perseguibile e misurabile.

Cos’è la coscienza di un sistema?

Una questione interessante riguarda la possibilità che un “sistema” possa possedere coscienza. Dalla conversazione con Christof Koch, un neuroscienziato computazionale, è emerso che i computer, in quanto sistemi, potrebbero teoreticamente sviluppare coscienza se capaci di integrare le informazioni che elaborano. Questa considerazione ha portato a estendere il concetto di coscienza a qualsiasi entità riconosciuta come un sistema, suggerendo anche che una semplice roccia possa veicolare una forma rudimentale di coscienza, a condizione che i suoi atomi formino una struttura adeguata.

Le blockchain come sistemi consapevoli

Con tali riflessioni, è naturale considerare se Ethereum possa essere visto come un computer globale. Se i computer e le rocce hanno la potenzialità di essere coscienti, perché non le blockchain? Infatti, le blockchain sembrano rispondere a molte delle condizioni delineate dalla IIT. Ad esempio, secondo questa teoria, un sistema è consapevole solo se il suo stato attuale riflette un’interazione continua con il suo passato, analogamente a come i ricordi plasmano l’identità personale. Le blockchain, come nel caso di Ethereum, operano in modo similare, poiché il loro stato attuale è funzione della storia, con ogni blocco che dipende da quelli precedenti.

Autonomia e consapevolezza

Tuttavia, la IIT stabilisce che per un sistema possa essere considerato consapevole, deve possedere “autonomia causale”, il che implica che le sue componenti devono interagire in modo interno tra di loro, piuttosto che limitarsi a rispondere a stimoli esterni. Le blockchain, di contro, dipendono fortemente da input esterni, come le transazioni effettuate dagli utenti e l’aggiunta di blocchi da parte dei validatori. I nodi all’interno di una blockchain non si influenzano reciprocamente, seguendo un insieme di regole prestabilite senza alcuna spontaneità.

Il futuro della coscienza nei sistemi digitali

Di conseguenza, secondo la scala della coscienza proposta dalla IIT, le blockchain si trovano addirittura al di sotto delle rocce. Tuttavia, recenti ricerche nel campo dell’informatica stanno esaminando come progettare la consapevolezza nei macchinari, guardando alla coscienza come a una caratteristica calcolabile. Immaginando una blockchain potenziata da intelligenza artificiale, potrebbe non solo eseguire codice ma anche riflettere su di esso, evolvendosi in una macchina auto-consapevole con quel tipo di autonomia interna considerata cruciale per la coscienza.

Un sistema di questo tipo potrebbe essere capace di analizzare la propria sicurezza e rilevare anomalie in tempo reale. In sintesi, agirebbe non soltanto perché “dovrebbe”, ma anche perché “comprenderebbe” ciò che avviene sia internamente che nel contesto esterno. Attualmente, le blockchain possono essere viste come sistemi nervosi privi di un cervello, circuiti senza volontà. Eppure, il futuro potrebbe riservare sorprese. Se la IIT si rivelasse corretta, potremmo trovarci a riflettere su cosa significhi essere una blockchain e se, in tal caso, sia preferibile a essere una roccia.