Coinsider Academy, il nostro corso gratuito sulle criptovalute, oggi si arricchisce di un capitolo molto importante: la decentralizzazione.

Nella lezione su come funziona la blockchain, abbiamo anticipato che il motivo per cui è così rivoluzionaria, è proprio la possibilità di raggiungere la decentralizzazione.

Quando si decide di costituire un’infrastruttura dati, il sistema può essere di tipo centralizzato, distribuito o decentralizzato come mostrato nella figura seguente. Per comprendere la distinzione tra le tre architetture, è necessario comprendere il termine single point of failure. Un singolo point of failure indica un singolo punto nel sistema o nella rete in cui il sistema può essere arrestato a causa di anomalie (disastro, hacking, interruzione di corrente, ecc.) in un punto specifico.

Confronto fra sistemi

Ad esempio, supponiamo che tu stia utilizzando la modalità hotspot sul tuo smartphone per connettere il tuo laptop, tablet o smartwatch a Internet. In questo momento, se lo smartphone è spento, il problema di non riuscire a connettersi a Internet si verifica in tutti i dispositivi collegati all’hotspot del telefono. Una rete connessa in questo modo, il point of failure che causa il guasto dell’intera infrastruttura, è chiamato point of failure singolo.

Un sistema centralizzato ha un singolo point of failure. Se quindi il sistema cade (nel nostro esempio, il telefono usato come Hotspot), tutto il sistema smette di funzionare.

D’altra parte, i sistemi distribuiti e decentralizzati sono progettati per essere esenti da un singolo point of failure. Quindi, qual è la differenza tra distribuito e decentralizzato?

Sistemi distribuiti vs decentralizzati

Un servizio cloud è una buona rappresentazione di un sistema distribuito: immaginiamo di avere un servizio di download file che serve sia gli utenti italiani che tedeschi. Se il server in Germania non dovesse funzionare a causa di un errore, il design distribuito è progettato in modo che il servizio continui a funzionare in Italia. La rete elettrica in Italia necessita, ad esempio, di un sistema distribuito per evitare condizioni di blackout in cui l’intero sistema si spegne. Se salta la corrente a Milano, non significa che salterà anche a Roma. Questi sistemi hanno un’elevata dipendenza perché di solito sono gestiti da un’unica istituzione e impresa.

La più grande differenza tra un sistema distribuito e quello decentralizzato è che il primo è diviso a seconda che vi sia una dipendenza da una specifica azienda, istituzione o organizzazione. In un sistema decentralizzato, il lavoro normalmente svolto da istituzioni e aziende in sistemi centralizzati o distribuiti viene sostituito da membri che partecipano e contribuiscono liberamente. Per questo, il sistema deve essere progettato in modo che possa esercitare un’influenza basata su standard equi, ed è richiesto anche un ambiente aperto in cui chiunque possa partecipare.

Poiché in un sistema decentralizzato non esiste una figura centrale che amministra, la progettazione e la manutenzione della rete sono molto difficili. Come coordinare tutti i nodi dell’infrastruttura? Come assicurarsi il rispetto delle regole? Come premiare e invogliare soggetti esterni a instaurare nuovi nodi della rete?

Per molti anni, i sistemi decentralizzati erano considerati una utopia: dei sistemi perfetti e tecnologicamente superiori ai centralizzati, ma impossibili da realizzare.

Questo assunto cambio radicalmente nel 2009, quando Satoshi Nakamoto presentò Bitcoin: il primo sistema decentralizzato realmente funzionante e sicuro.

Per approfondire come Bitcoin ha raggiunto la decentralizzazione, abbiamo realizzato una lezione dedicata in cui spieghiamo perché Bitcoin non è hackerabile.